Il 1° dicembre 2009 entrò in vigore il Trattato di Lisbona, vale a dire la convenzione con la quale gli allora 27 Stati membri dell’Unione europea apportarono modifiche estremamente rilevanti ai precedenti Trattati istitutivi delle Comunità europee, decidendo così che a disciplinare l’ordinamento giuridico dell’UE fossero i precedenti Trattati costitutivi, il rinnovato Trattato sull’Unione europea e il “nuovo” Trattato sul funzionamento dell’Unione europea.
Le novità comportate dall’applicazione del Trattato di Lisbona furono numerose e di grande impatto politico, civile e sociale.
Tra le tante, ci fa piacere ricordare due curiosità principali, cariche di significato democratico, che talvolta si tende a sottovalutare.
In primo luogo, a partire dal 1° dicembre 2009 non si parla più di Comunità europea o di Comunità europee, bensì unicamente di Unione europea.
Il Trattato di Lisbona ha infatti abolito i precedenti tre pilastri dell’Unione europea costituiti dal Trattato di Maastricht del 1992, attraverso i quali le politiche dell’Unione europea venivano suddivise in tre macrosettori, come se un settore dovesse quasi intendersi isolato da un altro.
Il primo pilastro era rappresentato dalle Comunità europee, volte allo sviluppo economico di tutti gli Stati membri principalmente attraverso la creazione e la crescita del mercato comune europeo, nonché dell’unione economica e monetaria. Ed è questo il pilastro su cui si è posta la maggiore attenzione fino alla stipula, nel 2007, del Trattato di Lisbona.
Il secondo e il terzo pilastro riguardavano invece la formazione di politiche comuni in materia, rispettivamente, di Politica Estera e Sicurezza Comune (PESC) e di Giustizia e Affari Interni (GAI), settori importanti per una comune convivenza tra gli Stati membri, ma all’epoca non ancora significativamente sviluppati.
Grazie alla fusione dei tre pilastri CE, PESC e GAI, il Trattato di Lisbona ha conferito un significato di maggiore unità tra gli Stati membri per favorire, attraverso una maggiore condivisione, una più facile cessione della propria sovranità in tali materie.
Difatti, le normative adottate dal legislatore UE per la regolamentazione del mercato unico dovranno ora necessariamente tenere conto di esigenze derivanti da aree del diritto diverse, ma correlate, come accade ad esempio a quelle inerenti alla sicurezza dei dati personali nel mercato unico digitale.
Nella nostra professione, notiamo spesso quanto sia importante la disciplina dei rapporti tra le imprese dei diversi Stati membri per un armonico sviluppo del mercato e, contestualmente, quanto sia parimenti necessario impiegare strumenti prettamente appartenenti alla previgente categoria della giustizia e degli affari interni (si pensi agli strumenti giuridici messi a disposizione dall’UE per eseguire automaticamente le decisioni giudiziali di uno Stato membro in un altro Stato membro).
In secondo luogo, rileviamo che dieci anni orsono, insieme al Trattato di Lisbona, entrò in vigore anche la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.
Quest’ultimo strumento giuridico è di fondamentale importanza, poiché, pur non essendosi tradotto nella stesura e nell’adozione di una Costituzione europea, gli Stati membri hanno comunque riconosciuto la valenza inderogabile di diritti essenziali per l’uomo e la necessità che ogni singolo Stato membro e i potenziali futuri Stati aderenti all’Unione europea li proteggano.
Sulla scorta delle brutali esperienze del passato che gli Stati del continente europeo si erano trovati a sopportare e fronteggiare, la Carta non tutela esclusivamente i cittadini dell’Unione europea.
Più generalmente, essa salvaguarda la persona, affinché indipendentemente dal proprio status, genere, orientamento politico o dalla propria razza, lingua o etnia, ogni individuo che si trovi sul suo territorio possa ricevere piena tutela della propria dignità, attraverso il rispetto dei propri diritti fondamentali.
Contribuendo, nel nostro piccolo, all’applicazione e al rispetto del diritto dell’Unione europea siamo orgogliosi di celebrare questo anniversario e di augurare all’Unione europea un avvenire pacifico e florido, citando il preambolo della Carta dei diritti fondamentali:
“I popoli d’Europa, nel creare tra loro un’unione sempre più stretta, hanno deciso di condividere un futuro di pace fondato su valori comuni”.
Per conoscere nel dettaglio i propri diritti fondamentali, è possibile scaricare la Carta a questo link.